CASTELLI DI CARTA
Il
titolo è quasi un ossimoro, coniugando stabilità/precarietà,
solidità/leggerezza… e ben s’addice
alle Private
Presses
italiane che abbinano l’arte
della tipografia con l’arte
dell’incisione.
Ventisei
Castelli
di carte e inchiostri, muniti di torchi per la stampa, presidiano
l’Italia,
dalle Alpi a Monte Pellegrino, a salvaguardia di una nicchia ancora
attenta a quei manufatti, concreti e compositi, che sono le edizioni
con testi e incisioni originali per una
esperienza
multisensoriale che coinvolge la lettura, le immagini da ammirare, le
carte da accarezzare, gli inchiostri da annusare…
Questa piccola pubblicazione, curata da Alberto Randisi, non aveva la pretesa di integrare, aggiornare, emulare… quanto l’ha preceduta. avendo anche scelto di focalizzare l’interesse su chi coniuga stampa tipografica e incisione e affidando agli editori stessi il compito di autopresentarsi con un breve testo e una foto.
Questa piccola pubblicazione, curata da Alberto Randisi, non aveva la pretesa di integrare, aggiornare, emulare… quanto l’ha preceduta. avendo anche scelto di focalizzare l’interesse su chi coniuga stampa tipografica e incisione e affidando agli editori stessi il compito di autopresentarsi con un breve testo e una foto.
L’esaustività
è sicuramente un ideale auspicabile, ma, dichiaratamente, non lo è
per questo piccolo repertorio ordinato secondo i criteri di
selezione, del tutto faziosi e soggettivi, del curatore spinto dal
piacere disinteressato di condividere una comune passione.
Reperire informazioni e
scovare i contatti, oggi che tutto si riflette in Internet, non è
più un problema: la visibilità è garantita a chiunque (anche
all’insaputa)
e sarebbe tutto molto più semplice, sbrigativo (ed esaustivo)
limitandosi a postare
un elenco di link.
Nel decennio trascorso
alcune iniziative hanno cessato l’attività,
altre hanno “rallentato”, ma ne sono sorte di nuove, quindi il
“paesaggio” è un po’
cambiato e merita ancora di essere rappresentato.
«Una foto ricordo di
gruppo delle edizioni con incisioni originali realizzate in Italia
nel 2023» questa la
spiegazione che
mi è stata data dal curatore ed editore alla mia domanda del perché
avesse deciso di accollarsi le spese e i fastidi di questa
pubblicazione e una ulteriore motivazione è dichiarata nella
relativa scheda in catalogo.
Non
esiste una definizione netta, breve e univoca per denominare i libri
con testo e immagini originali,
incise
o litografate.
LIBRO
ILLUSTRATO:
si pensa subito agli albi per l’infanzia.
LIBRO
D’ARTE:
si pensa subito alle ponderose monografie patinate.
LIBRO
D’ARTISTA:
neanche a nominarlo, ché si pensa a tutto tranne all’oggetto del
nostro interesse.
Forse
la definizione di PLAQUETTE
risulta quella meno contaminata, ma, in molti casi, insufficiente.
Spesso si tratta di
iniziative, per così dire,”One Man/Woman Show” cioè, a parte
scrivete i testi, fa tutto lo stesso artista titolare
dell’iniziativa,
spesso restio, per usare un eufemismo, ad ospitare altri “colleghi”.
Senza voler sminuire
l’operato
di chicchessia, un’altra
definizione che mi sembra inappropriata è quella di “editore”
che è tutt’altro
mestiere, ma, in mancanza d’altro,
continuerò ad usare il termine, nonostante la notevole quantità di
equivoci che comporta assimilare l’arte
di “realizzare” libri con l’arte
di “pubblicare” libri.
Il
processo di realizzazione di una seppur piccola plaquette è così
complesso da escludere un accostamento all’attuale
self-publidhing
digitale che è invece solo un modo per eludere tutta la trafila
editoriale.
il
rapporto tra testo e immagine è molto complesso e riflette tutte le
trasformazioni stilistiche e di gusto legate alle diverse correnti
artistiche e, più in generale, al pensiero filosofico, scientifico e
ai mutamenti socio-politici. Inoltre è fortemente condizionato da
fattori tecnici, pensiamo all’evoluzione dal manoscritto ai formati
digitali, passando attraverso la stampa tipografica, e dal disegno
manuale alle immagini virtuali, passando attraverso le tecniche di
incisione, la litografia, la fotografia…
Il primo libro tipografico
figurato si fa risalire al 1461, ad opera di Albrecht Pfister che,
pochi anni dopo la Bibbia a 42 righe di Gutemberg (1455), stampa a
Bamberga, con caratteri mobili e matrici xilografiche, Der
Edelstein
(La Pietra Preziosa) una raccolta di favole di Ulrich Homer. Qualche
decennio dopo, nel 1499, sarà realizzato quello che rimane il più
bel libro illustrato di tutti i tempi, il celeberrimo Hypnerotomachia
Poliphili
pubblicato a Venezia da Aldo Manuzio.
Come dimostrano i dati
cronologici testé citati, l’ambito
che ci interessa presenta la particolarità di aver raggiunto l’apice
della qualità già al suo inizio, cui è seguito un percorso
altalenante con momenti di crisi e fulgida rinascita.
Fin qui soltanto l’ordito
(ampiamente diradato) con il quale s’intesse
la storia del libro illustrato, ma occorre aggiungere un altro filo
al nostro teaio, perché, mentre l’industria
editoriale sviluppa processi di stampa per la produzione di libri a
buon mercato destinati al grande pubblico e a incrementare i
profitti, sono sempre esistiti piccoli editori attenti alla qualità
e una più netta contrapposizione, arriva dalle Private
Presses.
Si ritiene che all’origine
vi sia la conferenza sulla stampa tenuta da Sir Emery Walker alla
Arts and
Crafts Exhibition Society
nel novembre 1888 e la conseguente fondazione, nel 1890, della
Kelmscott
Press di
William Morris. I seguaci di Walker e Morris realizzano libri a bassa
tiratura con particolare at-tenzione alla grafica della pagina, alle
illustrazioni, e con materiali di alta qualità: carta fatta a mano,
in alcuni casi caratteri tipografici appositamente studiati e
rilegatura manuale…
S’inseriscono
in questa trama anche le “imprese” qui presentate che pagano il
fio di essere strettamente collegate all’arte
dell’incisione
che, per dirla senza mezzi termini, ha visto dissolversi il proprio
mercato e, per le implicazioni artigianali, non gode di alcuna
considerazione nel “sistema” dell’arte
contemporanea.
Paradossalmente le stesse
plaquettes,
senza incisioni incontrerebbero più favore e non solo perché Il
costo si ridurrebbe notevolmente.
Nel campo preso in esame,
l’elaborazione
di testi e immagini solo marginalmente si contamina con l’invasamento
informatico contemporaneo che si esprime al meglio con esperienze
multimediali e di “realtà aumentata” che esulano dal campo del
nostro interesse che, rispetto alla virtualità informatica, ha il
suo punto di forza nel coinvolgimento sensoriale di carte da
accarezzare e inchiostri da annusare.
Rispetto alla
digitalizzazione globale che aspira a interconnettere tutti i libri
del mondo per farne un unico libro interattivo, gli autori delle
plaquettes
s’ingegnano
per trovare elementi minimi distintivi per caratterizzarsi, fosse
anche solo il tipo di carta.
Queste superficiali
considerazioni
sul rapporto tra libro cartaceo e digitale si possono
estendere all’arte
in generale perché non si tratta di schierarsi da una parte o
dall’altra:
sono due mondi fisiologicamente talmente diversi da poter convivere
serenamente.
Oggi, in generale, la
percezione della qualità o non qualità di un’edizione
è diventata un elemento sempre più evanescente e secondario,
ma nel campo
preso in esame, parlare di bellezza non è ancora fuori luogo, perché
rappresenta tuttora quella nicchia attenta a qualcosa che non ha
soltanto l’inconsistenza
di questi anni che non sembrano predisposti alla fola, alle
fantasticherie, all’immaginazione
che appare smontata, disfatta, distrutta…
Volutamente ho trascurato
di esaminare i contenuti letterari che appaiono decisamente
variegati, senza preclusioni di genere,
dove è difficile orientarsi e facile perdersi.
Sarebbe
questo il punto giusto per indagare le motivazioni che spingono ad
imbarcarsi in queste imprese: denaro, potete, prestigio…? Quanto
alla Cultura
(rigorosamente con l’iniziale
maiuscola) la buona creanza impone che non venga neanche nominata.
Rimane il puro divertimento, non perché ne sia del tutto convinta,
ma come Arthur Conan Doyl fa dire a Sher-ock Holmes nel romanzo “Il
segno dei quattro”: «Eliminato l’impossibile,
ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità».
Alcune delle iniziative
sono dichiaratamente fuori commercio e già questo rende superfluo
chiedersi se continuerebbero ad esistere anche se venisse meno il
supporto economico del mercato di riferimento.
È da tener presente che
“vendere” riferito alla nostra “merce” indica un processo
alquanto oscuro che deve suscitare desiderio per qualcosa che è un
manufatto composito, in larga parte sconosciuto e, ancor più,
elusivo. Alcuni si basano sulla vendita diretta o si appoggiano a
siti di
e-commerce
o alla
disponibilità di qualche piccola libreria indipendente.
Qualche anno addietro era
stato creato “Italic Art Book”, un sito che già aveva bisogno di
essere strutturato meglio e che, non essendo stato promosso
adeguatamente, non è mai “decollato”.
In passato non sono mancate
le occasioni di promozione, ma “fotografando” il presente,
dobbiamo rilevare
che le
grandi istituzioni che si occupano di incisione (penso alla “Raccolta
Bertarelli” di Milano e al Centro Culturale “Le Cappuccine” di
Bagnacavallo) pur possedendo numerose edizioni non hanno ritenuto
d’istituire
uno specifico fondo. Fa pregevole eccezione la “Biblioteca Panizzi”
di Reggio Emilia, la cui raccolta è consultabile “in rete” anche
se stenta in po’
ad aggiornare il catalogo.
Il CABA
“Conselice Art Book Archive” presso la biblioteca “Giovanna
Righini Ricci” di Conselice organizza mostre periodiche, seppur
penalizzato da fondi praticamente inesistenti.
Tra le collezioni private
attenzioniamo la “Raccolta di Stampe Sartori” di Mantova che ha
messo on
line
l’intera
collezione, ma anche in questo caso non si è pensato ad una apposita
pagina per le edizioni, comunque si è sempre in tempo a crearla.
Stendiamo un pietoso velo
su tutte quelle iniziative private, interessate più ai “libri
d’artista/libri
oggetto”, che, se non è richiesto un “contributo” per
partecipare alle mostre, sembrano solo espedienti per accrescere “a
gratis” la propria collezione privata in cambio di una millantata
“visibilità” nel Web.
Anche con tutte le pagine
scansionate, la fruizione attraverso lo schermo di un dispositivo
risulta inadeguata. Qui virtuale e reale si scontrano, perché far
scorrere il dito sul vetro di un dispositivo non equivale a
“sfogliare” le pagine, percependo al tatto la grana e la
consistenza: solo piccoli piaceri per feticisti della carta?
Il fatto è che la
“concretezza” di queste edizioni necessita di “gesti”
specifici altrettanto concreti.
Pur tra i tanti distinguo
che si possono rilevare tra le iniziative presentate, a tutte va
riconosciuto l’impegno
a mantenere in vita certi “gesti” anche in tempi difficili e, in
questo campo, i tempi sono sempre stati difficili.