NEL SEGNO, NELLA PAROLA
Lo spirito di questo blog credo che ormai appaia ben definito: Letteratura & Arte; Parole & Immagini; Segni scritti, disegnati, incisi, dipinti... Pertanto ho sentito particolarmente affine la mostra allestita a Palermo, lo scorso mese di Ottobre presso il Museo d'Arte Contemporanea di Palazzo Riso, intitolata "Nel Segno, nella Parola" a cura della Galleria d'Arte "Studio 71" diretta da Francesco Scorsone. 42 poeti siciliani, 21 storici, da Ibn Hamdis (1133) a Carmelo Pirrera (2015), scelti da Aldo Gerbino e 21 poeti contemporanei (nel senso di viventi) scelti dallo stesso Gerbino con Pucci Giuffrida, Tommaso Romano, Vinny Scorsone e Ciro Spadaro, tutti interpretati graficamente e/o pittoricamente da altrettanti artisti anch'essi siciliani.《 Sì tratta, è ovvio, - scrive Gerbino nella sua presentazione - di un assaggio...》che qui riassumiamo ulteriormente riportando solo alcune suggestioni.
Ibn Hamdis [Noto 1055/6-Maiorca ll33], Caterina Rao [Palermo], acrilico su tela.
Ho ricordato la Sicilia e la disperazione
suscita nel mio animo il suo ricordo.
Un luogo di giovanili follie ora deserto;
e prima allegri buontemponi lo abitavano.
Se sono stato cacciato da un paradiso,
mi si lasci almeno darne notizie!
Non fosse per l'amarezza delle mie lacrime,
io le riterrei i fiumi di quel paradiso!
Là ho goduto, a vent'anni, la mia gioventù spensierata;
ne piango ora, a sessanta, le tristi conseguenze;
e tu, che diamine, non ritenerli poi grandi questi miei peccati!
il tuo Signore non cessa di perdonarmeli.
(Trad. Andrea Borruso)
Antonio Veneziano [Monreale 1543 - Palermo 1593], Togo [Milano, 1937], acrilico su cartone.
Iu ti ringraziu Amuri, chi m'hai fattu
Fumaci, unni ci teni eternu luci;
Di l'assenziu, ch'è chiù amaru affattu
Acqua mi nesci cristaudina, e duci.
Quannu la bedda cu colericu attu
Cu mia a perfidiari si ridduci,
Mi pari graziusu ogni sbarattu
A la livata, a l'accenti, a la vuci.
SCIROCCO
Lucio Piccolo [Palermo 1901-Capo d'Orlando 1969], Ivana Di Pisa [Palermo], Tecnica mista su cartoncino.
E sovra i monti, lontano sugli orizzonti
è lunga striscia color zafferano:
irrompe la torma moresca dei venti,
d'assalto prende le porte grandi
gli osservatori sui tetti di smalto,
batte alle facciate da mezzogiorno,
agita cortine scarlatte, pennoni sanguigni, aquiloni,
schiarite apre azzurre, cupole, forme sognate,
i pergolati scuote, le tegole vive
ove acqua di sorgive posa in orci iridati,
polloni brucia, di virgulti fa sterpi,
in tromba cangia androni,
piomba su le crescenze incerte
dei giardini, ghermisce le foglie deserte
e i gelsomini puerili - poi vien più mite
batte tamburini; fiocchi, nastri...
Ma quando ad occidente chiude l'ale
d'incendio il selvaggio pontificale
e l'ultima gora rossa si sfalda
d'ogni lato sale la notte calda in agguato.
Stefano D'Arrigo [Alì Terme 1919-Roma 1992], Pina D'Agostino [Palermo, 1958], olio su carta.
Ora come sirene e pesciluna
incurvano molli il mare Pelerò.
Avevi alito, un corpo, eri un aliseo
fulvo nei sonni, negli estivi golfi
delle donne dove un fuoco greco arde.
Tu eri senz'anima, senza usura tu,
sempre in essere luce trafelata
nel corno" che eclisse e luna soffiava,
quando al sommo del ciclo un luminoso
uccello flesse l'aria ai girasoli,
tolse alone e una siciliana chioma.
INSETTI OBLIQUI
Angelo Maria Ripellino [Palermo 1923-Roma 1978], Vincenzo Piazza [Catania, 1959] tecnica mista su cartone.
Insetti obliqui sciamano nella neve: non insetti,
ma vesciche di panno fra piante appassite,
buffi guanciali, aspettando colombe da un'arca.
Bacillius, un professore funereo, una giara sbilenca,
avanza e getta a se stesso morselli di vita,
rulla fra candidi frutti roventi, disprezza la neve,
e si scalda col sogno di soli lontani.
Ma intanto, fratelli, la pietra ha fame, e non sa dirlo
Forbici spente della memoria, la pietra ha fame.
Amalia De Luca [Palermo], Aurelio Caruso [Palermo], tecnica mista su cartoncino.
Al fulgore di questa luce
ho consegnato le mie vesti
a questo azzurro che sa di giovinezza
affido l'anima mia nuda
Fuori dal tempo
sospesa nello spazio
si dissolvono nella luce
i miei dolori e tutte le mie pene
Brilla con le foglie a primavera
il brivido dei miei pensieri
mentre lieve la melodia dell'universo
accende di tutti i suoi colori i campi
Profondo è il silenzio di quest'ora
solo un tardivo cinguettìo
di passero smarrito
cerca ancora con fatica il nido
Si tinge di gialla memoria di sole
la scogliera scura nel blu cobalto della notte
mormora lieve la risacca
mentr'io indago ancora l'orizzonte
Tace la scogliera tace la luna
le stelle cantano una nenia antica
ai miei occhi che si specchiano
nella verità del mio sognare.
(ad una donna che guarda l'immagine di sé)
Aldo Gerbino [Milano, 1947], Salvatore Caputo [Castell'Umberto, 1947], acrilico su cartoncino.
ed i capelli ardenti, quali
fogliami effusi al sole mattutino
[Gustavo Botta, da Madrigale, 1899]
Dalla fabula del tuo corpo, fibrose piume del tatto
incedono tra albescenti fragili occhi. Tingono
d'un chiarore acido il seno, le cosce levigate ed agili.
Ecco i fiori appena cresciuti dall'inguine:
georgine infantili e procaci. Mutano il colore della vulva;
perduto ormai il suo glicine, essa, l'impavida, offre crepe
inquiete alla cipria del suo desiderio innocente.
Vibrano le pupille (trottole appena colte da lievi nutazioni)
mentre riscopri sul monitor la spugnosa fragranza del volto,
il crinoide dei picei capelli, tracotanti, cortigiani.
Ogni parte t'ammonisce, con lo sguardo aguzzo di Pan,
per le sue piaghe invisibili, per prossime ineluttabili rovine.
Ma (contro ogni evidenza) da tale cellulare giardino,
quali agavi, si ergono spade foliacee: imperiose sferze
certe di affrontare il mondo. Ecco, serrata la porta del racconto,
esso rivela l'ocra accecato d'un fiore tragico e fulgente.
Palermo, settembre del 2017
PROSSIMI ALLA CATTURA
Angelo Scandurra [Aci Sant'antonio, 1948 – Catania, 2021], Giovanna Vinciguerra [Catania, 1988], tecnica mista su carta.
Affranca l'eterno
La reputazione piegata
ora che origine e fine
sono ostaggi di tempo
con certezza di numeri.
Sino allo spasimo abbiamo
eluso le congetture:
prossimi alla cattura
invochiamo carezze e condoni.
Con la musica che si fa
Lacerata e acclamante.