AUTORITRATTI 01

 

Vincenzo Piazza

[Catania, 1959]







olio su compensato, 2005

Avevo proposto un'intervista, come altre pubblicate in questo blog, ma l'invito è stato gentilmente declinato. Sarebbe stato interessante avere, sull'attuale stato dell'arte dell'incisione, il parere di chi ha vissuto, da protagonista, tempi decisamente migliori, anche se già allora (anni ottanta/novanta) era vivo il dibattito sulla crisi della grafica d'arte.

Forse, è stato per "risarcirmi" della mancata intervista che ha accettato di presentare un aspetto affatto inedito della propria attività artistica. Più che "inediti" sono lavori privati, personali, intimi... trattandosi di autoritratti.

pagine da taccuino, 2000

Secondo quanto riferisce lo storico Plutarco, lo scultore Fidia avrebbe osato ritrarsi al fianco di Pericle tra i personaggi della Battaglia delle Amazzoni scolpita a bassorilievo sullo scudo dell'Atena Promachos nel Partenone.

Sappiamo che tutta l'arte antica era poco interessata al realismo e solo con l'ellenismo s'inizierà a ricercare la rispondenza della rappresentazione con la reale fisionomia.

La stessa soluzione adottata da Fidia - si definiscono autoritratti «ambientati» o «situati» - si diffonderà nel Medioevo sotto forma di particolare contestualizzato nell'insieme dell'opera con la funzione di certificazione della paternità artistica, una sorta di firma, ma non ancora come genere autonomo che registrerà i primi esempi dal Rinascimento.

pagine da taccuino, 2001

Non traccerò la storia dell'autoritratto fino ai nostri giorni e, soprattutto, mi è stato intimato di evitare riferimenti espliciti, che potrebbero indurre a paragoni con esempi illustri (per altro a tutti ben noti).

Qui interessa individuare le motivazioni e i valori di questo particolare genere.

Il processo di emancipazione dell'artista dal suo originario ruolo di artigiano è testimoniato dall'evoluzione che ebbero gli autoritratti «simbolo - secondo Stefano Zuffi - delle conquiste sociali e intellettuali dell'artista, che sente di poter dare indipendente dignità alla propria immagine, senza doverla più giustificare con l'inserimento ai margini di composizioni complesse».


pagine da taccuino, 2003
Le motivazioni dell'interesse che gli artisti hanno nutrito verso la raffigurazione del proprio volto sono molteplici: tecniche, culturali, sociali...

olio su compensato, 2004

Spesso l'autoritratto veniva concepito ed eseguito con finalità di ostentazione del proprio ruolo sociale e culturale e la diffusione di ritratti «allegorici», in cui il soggetto veniva raffigurato nei panni di un personaggio storico o mitologico, si ritrova anche negli autoritratti.

In altri casi appaiono come tasselli di una precisa autobiografia per immagini.

Infine non mancano l'ostentazione di atteggiamenti egocentrici, narcisistici e di sufficienza.

È evidente che gli autoritratti qui presentati non rientrano in nessuna delle categorie citate, ma ritengo siano riconducibili a quella sensibilità espressionista del secolo scorso nella quale convergono indagine psicologica, riflessione autobiografica, tormento interiore, inquietudine esistenziale, disagio sociale, senso di inadeguatezza...

pagine da taccuino, 2004

Prima di entrare nel merito degli autoritratti, ancora un'annotazione generale riguardante i taccuini che, in anni recenti, sembrano divenuti un genere artistico autonomo con specifiche rassegne e, forse, se ne è fatta una moda.

Escludendo qualche blocknotes del periodo universitario, il primo taccuino "artistico" di Vincenzo Piazza (fogli a quadretti sciolti, raccolti in una cartelletta 10 x 15 cm) è datato "Estate 1986" e contiene già un embrione di autoritratto sublimato in un soggetto architettonico.


I taccuini si susseguono sino ad oggi registrando le variazioni d'intensità dell'attività artistica. Una miniera di spunti dei quali solo una minima parte si ritrova in opere definite e, da quanto ho conosciuto in questa occasione, ritengo che meritino di essere meglio analizzati, sperando di riuscire a strappare l'impegno per un futuro post.

pagine da taccuino, 2005

A parte alcuni acquistati o ricevuti in regalo, sono, per lo più, autocostruiti come pretesto per sperimentare, forme di rilegatura, rivestimenti, la realizzazione di carta a mano con fibre alternative o riciclando ritagli inutilizzabili (ulteriori interessi collaterali all'attività artistica di Piazza).
La serie degli autoritratti è rintracciabile schizzata nei taccuini – anche se qualche riflesso si ritrova in lavori più definiti - e qui presentiamo quelli appartenenti al terzo millennio.

FINESTRE, acquaforte, 2002

Ai propri schizzi Piazza attribuisce un valore puramente strumentale: sono annotazioni estemporanee, stenografiche, il più delle volte destinate a rimanere nell'ordine delle idee, in altri casi servono a definire il soggetto, strutturare la composizione, verificare passaggi cromatici e chiaroscurali..., comunque appartenenti ad una fase ideativa considerata distinta dalla compiuta realizzazione.

pagine da taccuino, 2006

Nello schizzo c'è qualcosa che nella versione definitiva va inevitabilmente perduto, non solo per quel che riguarda la freschezza, la spontaneità, ma anche per le intenzioni. C'è qualcosa che non ritroviamo più e, tendenzialmente, le cose finitesi raffreddano, si appesantiscono di rifiniture.
È possibile che, in futuro, i taccuini assumano maggiore rilevanza nel percorso artistico di Vincenzo Piazza.

pagine da taccuino, 2008
Per disparati motivi i contatti che gli avevano consentito di trarre guadagni, anche significativi, dall'attività artistica, si sono progressivamente risolti. Più per consapevole scelta che per passiva indolenza, non ha cercato nuove e proficue relazioni, non si ritrova nelle attuali modalità organizzative di eventi artistici e alla ricerca di visibilità con la presenza nei Social, magari solo per postare vecchi lavori come fanno in tanti, preferisce la cura di microedizioni illustrate che continua a realizzare in proprio e per conto terzi, oltre - per sua ammissione - a "scarabocchiare" sui taccuini ipotesi e progetti.

pagine da taccuino, 2014
Mi sono accostata con il tatto e il rispetto che si deve quando si riceve una confidenza, meravigliandomi, per quanto sia risaputa la riservatezza dell'artista, che abbia deciso di rendere pubblico questo suo risvolto.
Il confronto con gli attuali "Selfie" è inevitabile: l'ovvia differenza tra usare penne, matite, acquerelli..., rispetto alla fotocamera del telefonino ne stravolge il significato, implicando anche una concezione del tempo completamente diversa. Inoltre, se non fosse per questo post, sarebbero rimasti chiusi tra le pagine, non certo caricati su qualche piattaforma "social" che rimane fuori dall'orizzonte del nostro autore.

pagine da taccuino, 2018

Raramente il volto è raffigurato nella sua interezza, più spesso per frammenti e tagli volutamente squilibrati.

HYPNOS, tecnica mista su cartone, 2015

Risalta l'insistente attenzione allo sguardo: negli occhi ci si smarrisce, a meno che non ci si fermi alla superficie, senza vedere in realtà altro che il riflesso dei propri occhi, esattamente l'opposto di quanto accade in questi disegni, al punto che le orbite risultano, a volte, svuotate.

pagine da taccuino, 2019
Le tecniche sono varie, i segni sono così diversi dai quelli minuti e controllati dei lavori compiuti, qui sono energici, nervosi, insistiti, ma non per nascondere o cancellare, sembrano voler incidere e scavare in profondità nello spessore infinitesimale dei fogli, oltre che nell'animo. Li ritengo tentativi di disseppellimento da archeologo che scava, strato dopo strato, per far affiorare qualcosa di sepolto.

pagine da taccuino, 2021
Forse è da questi aspetti grafici, più che dalle espressioni facciali o dalla presenza di elementi simbolici, che si devono trarre le possibili interpretazioni, richiedendo un'analisi psicologica, più che una lettura iconografica, che, comunque, non tenterò neanche di azzardare, lasciando alle immagini il loro ruolo rivelatore.
taccuino, 2021