ACQUERELLI

Gli acquerelli* di alcuni artisti, stimati per gusto personale, accompagnano di testo di Robert Walser (1878 – 1956) tratto all'edizione Adelphi di “Ritratti di Pittori” a cura di Berhnard Echte e traduzione di Domenico Pinto, Milano 2011.


ROSARIO AMATO (Carini 1947)
Sul davanzale, gli uccelli. 2020, cm 10 x 16,5.







Fa qualcosa, di qualcosa.

Bruto, tu dormi! Sveglia, sveglia!

Cosho visto oggi? Alcuni acquerelli.

Posso parlare di questi acquerelli?

Certo! Cosa aspetti! Perché no?


Lacquerellista, nel campo della pittura, è forse una sorta di feuilletonista.

MAURO ANDREINI (Montalcino, 1956) Museo di Siena, 2018, cm 17 x 8.

Ti sono piaciuti questi acquerelli, caro?

Sì, mi sono piaciuti. Parecchio anche, in un certo senso.

In quale senso?

Nel senso della loro attrattiva, della loro con­cretezza.

ANDREA BOSICH (Trieste, 1971) Studio per paradosso, 2021, cm 12,5 x 13

Con gli acquerelli lacquerellista va per le spicce, fa appello al sano buon senso. Dipin­ge per così dire con disinvoltura, dando in tal modo prova del suo sano intelletto, di una certa sensibilità per lesistente.

ANNA COTTONE (Palermo, 1947) Ficus dell'Orto Botanico di Palermo, 2020.

Quasi che dicesse a un osservatore: «Dipingo acquerelli perché vorrei insegnarti ad amare ciò che sta intorno a noi». Eccolo darci paesi di montagna, con le loro chiese in anguste viuzze, e da presso svettano pareti di roccia avvolte dalle nuvole. I suoi quadretti parlano; i colori, però, con tutta la loro eloquenza, non altro dicono se non quanto devono esprimere, il necessario.

STEFANO FARAVELLI (Torino, 1959) Superate le correnti gravitazionali, Franco, 2021.

Qui mi mostra una strada carraia, per esem­pio, e subito io presto fede alla sua natura carraia.

Se un pittore minduce a credere in ciò che ha dipinto, allora dipinge bene. I suoi mazzi di fio­ri possiedono lessenza dei mazzi di fiori, le sue case lessenza delle case, i tetti, i balconi, le tra­vi e così via sono come devono essere, condu­cono unesistenza propria, sono credibili.

DANIELE GAY (Torre Pellice, 1960) Winter tale, 2019.

Su questo potrei fare un resoconto lungo mi­glia e miglia, ma penso che stringerò.
Le montagne hanno la grandezza dovuta. An­che alle montagne acquerellate si crede all
i­stante.

Lì cè per esempio un sentiero con una siepe, un po derba, un po di cielo.

LANFRANCO LANARI (Falconara Marittima,1953) Alla porta di Dite, 2021, cm 13,5 x 12.

A Berlino mi facevo radere da un barbiere che aveva labitudine di dire: «Se in cielo sali­te, non ci trovate lacquavite». Era solito but­tarla lì in questo modo, senza badarci, come quando si butta via la cenere, per esempio.

ESTER ELISA MONTI (Carate Brianza, 1968) Volto di donna nigeriana, 2020.

E un po buttati lì alla leggera, lo sono anche i miei acquerelli.

Eccomi dire: i miei! Ma non appartengono a me. Appartengono al pittore finché qualcu­no non glieli compra.

Alla Vostra Signoria

spetta il bel compito di comprarglieli, ma dobbligo beninteso non si tratta. Lo dico per dire.

GIROLAMO RUSSO (Palermo, 1952) Senza titolo, 2021.

Dico dunque che ho visto certi acquerelli gar­bati, accorti, cui non difetta una qualche elo­quenza, e con questo voglio semplicemente intendere che credo allimmaginativa del pit­tore.

GIANNI PACINOTTI (Pisa, 1963) Paesaggio urbano, 2015.

Augurandogli di trovare acquirenti.

Dipinge anche farfalle.

A ogni modo la natura lo colma di gioia; egli giuoca con spirito, ovvero, dipinge, non giuoca affatto, ma non è il pittore ugualmente un giocatore, così come il poeta?


MASSIMO SCOLARI (Novi Ligure, 1943) Solca mari mossi, 2020, cm 30,5 x 30,5.


Gli acquerelli sono quasi dei piccoli pezzi per pianoforte, magari sonetti.
Già mi pare di udirne uno nella mente.

Io sono così musicale che posso rinunciare del tutto all
ascolto della musica.
In me è un continuo risuonare di accordi, credetemi.

E al pittore, adesso, comprategli un quadret­to, per amor mio.

Fatemi questa cortesia.

Di tal peso e ricchezza è il sogno dellartista.

Le civiltà cantano, e lumanità, lumanità fan­ciulla salta traendo un gran sospiro.



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VINCENZO PIAZZA (Catania, 1959) Torre di Guardia, 2015, cm 23 x 54.