ALFRED KUBIN

Tutta l'arte dovrebbe essere e forse è "fantastica" per natura.

Anche quando si sente l'esigenza di una rappresentazione "verista", la realtà è filtrata - nei casi più felici - dalla "fantasia" degli artisti.

Tutta l'arte dovrebbe essere e forse è autobiografica per natura.

Anche in questo caso il "condizionamento", seppur inconscio, troverà - sempre e solo nei casi più felici - il modo di affiorare, almeno nello stile se non proprio nel soggetto.

Ecco dunque un artista nella cui arte fantastico e biografia appaiono indissolubilmente legati: Alfred Leopold Isidor Kubin (Leitmeritz, 10 aprile 1877 – Zwickledt, 20 agosto 1959).

Non è il complessivo percorso artistico che qui intendo presentare, ma una sua opera in particolare che ritengo esemplificativa della sua intera esistenza, inoltre, a dimostrazione che il valore non dipende dalle tecniche adottate, è un artista che si espresse solo attraverso il disegno a penna o a matita, a volte acquarellato, e i pochissimi dipinti risalgono al periodo dell'Accademia.

L'evento che probabilmente traumatizzò per sempre il piccolo Alfred è la visione del padre che correva disperato per casa con il cadavere della moglie tra le braccia. Kubin aveva undici anni quando la madre, Johanna Kletzl che era una pianista e che era sempre stata molto protettiva e dolce nei suoi confronti, morì di tubercolosi. Invece nei confronti del padre, Friedrich Franz Kubin che era un geometra statale spesso assente per lavoro e che si risposò più volte, soffriva un forte timore e complesso di inferiorità.

Poi l'interruzione degli studi; un inutile apprendistato presso uno lontano parente fotografo; a diciannove anni il tentativo di suicidio sparandosi sulla tomba della madre, ma la pistola s'inceppa e, fortunatamente, non ebbe mai più la forza morale, o la disperazione, di ritentare.

Finalmente la scoperta di una vocazione e gli studi presso l'Accademia di belle arti di Monaco di Baviera che frequenò dal 1898 al 1901. L'interesse per Klinger, Goya, Rops, Munch (che incontrò personalmente), Ensor e Redon; strinse anche amicizia con Paul Klee e Hans von Weber, editore tedesco considerato lo scopritore di Kubin per eccellenza.

Nonostante il rapporto col padre fosse sempre stato conflittuale la sua morte nel 1908 lo scosse profondamente. Per liberarsi dalle visioni che lo perseguitavano, decide di mettersi a scrivere e, in dodici settimane, completa un romanzo: "L'Altra Parte". Nelle otto settimane che seguono aggiunge una cinquantina di disegni: 52 quelli riprodotti nel libro che sarà pubblicato l'anno successivo.

È una discesa agli inferi e una liberazione.

Poco dopo avrà inizio la fase più matura di Kubin. Nel 1912 divenne membro del gruppo Blaue Reiter; visse una vita riservata in un piccolo castello del dodicesimo secolo a Zwickledt; gli furono assegnati il Great Austrian State Prize nel 1951 e l'Austrian Decoration for Science and Art nel 1957. In Italia la sua opera fu presentata per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia del 1952.

I disegni che accompagnano questo testo sono alcuni tra quelli che il febbrile pennino di Kubin delineò per illustrare il suo unico romanzo.

È impossibile riassumere la trama di "L'Altra Parte" che precorre certe atmosfere kafkiane. Le vicende sono ambientare a Perla una città che è un mosaico di ruderi, di antichità, di avanzi decrepiti e corrosi del passato, tratti dai più famosi angoli del mondo. La quinta ideale per la sua popolazione di nevrastenici e nostalgici in fuga dal proprio tempo, ma è anche il dominio di un fantomatico sovrano che tiene sotto il suo incantesimo uomini e cose, accomunandoli in un unico, allucinante disegno.

Nel tempo non solo questo romanzo, ma l'intera opera grafica di Kubin, mi sembra sempre meno un ordito di incubi e sempre più l'evoluzione di un mondo che a poco a poco si sta svelando e i suoi segni ci appaiono sempre più plausibili se, anziché all'inizio del Novecento, li situiamo nell'epoca di "Blake Runner".


Illustrazioni per "L'Altra Parte", pennino e inchiostro di china su carta, 1908.