FABRIZIO CLERICI (Milano, 1913 - Roma, 1993)


Il Colophon è "omertoso", preferisce restare nel vago piuttosto che dire la verità o dichiarare sfacciatamente il falso, così, all'occhio in-competente, restano indefinite cosa siano realmente "Le variazioni disegnate da Fabrizio Clerici": sono fotolitografie (con tanto di retino ben visibile alla lente), tratte da disegni che raffigurano l'efebo di Mozia, associate a cinque poemi di Costantino Kavafis nella versione di Guido Ceronetti e un saggio introduttivo di Giorgio Savidis.


Tengo a precisare che sono una fautrice delle illustrazioni allusive, mai didascaliche, di quelle che "dicono" qualcosa che il testo scritto non dice, ma nel caso specifico mi sembra che l'associazione al testo sia alquanto gratuita, anche se funziona benissimo nell'impaginazione del libro.


Col titolo "Tombe" è una di quelle edizioni realizzata, nel 1986, per alimentare un mercato della "grafica" che in quegli anni "tirava" alla grande: meno costosa per l'editore non dovendo accollarsi la stampa di litografie originali e vantaggiosissima per l'artista, retribuito per il solo impegno di numerare e firmare.


Non appaia ingiusto ricordare Fabrizio Clerici con questa edizione se allora l'artista non provò imbarazzo ad assecondarne l'ambiguità.


Allora sarebbe stata aborrita dai "conoscitori di stampe" per le inaccettabili "riproduzioni" e il finto capitello incollato (che personalmente aborro ancora anche nelle edizioni più dozzinali), ma, oggi più che allora, gli altri aspetti del libro risultano apprezzabili: i testi in greco e italiano composti e stampati tipograficamente, la splendida carta di Amalfi, la copertina rigida con dorso in pergamena e un perfilo dorato che la separa dalla carta Ingres grigia che riveste i piatti.
"O Tempora, o Mores".